Sostegno economico alle compagnie aeree in periodo di crisi? No Grazie.

Sostegno economico alle compagnie aeree in periodo di crisi? No Grazie.

Sostegno economico alle compagnie aeree contro la crisi da coronavirus

Prima di fornire alle compagnie aeree in periodo di crisi qualsiasi tipo di assistenza, dobbiamo assicurarci che cambino il modo in cui trattano i loro passeggeri e dipendenti.

In questi giorni i Paesi stanno varando misure economiche di sostegno all’economia a seguito della crisi innescata dall’emergenza sanitaria globale da COVID-19. In particolare la Comminssione UE ha dato un primo via libera ai contributi a sostegno delle compagnie aeree, particolarmente penalizzate dallo stop dei voli. Un sostegno, spiega la IATA – International Air Transport Association, che potrebbe costare molto caro, con un conto che potrebbe salire fino a 200 miliardi di dollari.

Stop ai voli e crisi delle compagnie aeree. Perchè gli aiuti di stato potrebbero essere una soluzione non giusta.

Il dibattito sul se e come salvare le compagnie aeree è ufficialmente aperto, ma facciamo alcune considerazioni. Noi tutti ricordiamo ed abbiamo assistito increduli, durante tutto il 2019, ai continui cambi di poltica dei prezzi sui bagagli da parte dei vettori low cost Ryanair e WizzAir. Viviamo ancora oggi il profondo disprezzo verso Alitalia che, nonostante continui regolarmente a volare, non assicura ai passeggeri i risarcimenti previsti in virtù di uno stato di insolvenza ormai perenne.

Tanti passeggeri vivono giornalmente l’ingiustizia di essere lasciati a piedi nei casi in cui per puri interessi economici le compagnie aeree decidono di minimizzare i costi e quindi cancellare le tratte aeree meno battute e che non portano ad un congruo guadagno. Infine, gli scioperi all’ultimo minuto per evidenti conflitti interni con piloti e assitenti di volo sono ormai una costante. Ebbene, la domanda che a questo punto tutti noi dobbiamo porci è: cosa hanno fatto fino ad oggi per noi le compagnie aeree per meritare il nostro aiuto?

Stop ai voli e crisi delle compagnie aeree. Il caso American Airlines

Il New York Times di recente che ha espresso i suoi dubbi sulle decisioni riguardo gli aiuti ai vettori americani. American Airlines è la più grande compagnia aerea degli Stati Uniti e dal 2010 ha vissuto un periodo di grande boom economico. Nel 2014, dopo aver ridotto la concorrenza attraverso le fusioni e raccolto miliardi di dollari di entrate con le nuove tasse sui bagagli, ha raggiunto il successo finanziario. Nel 2015 ha registrato un profitto di $ 7,6 miliardi rispetto ai $500 milioni del 2007, continuando a guadagnare miliardi di profitti ogni anno per il resto del decennio. “Non credo che perderemo mai più denaro”, ha dichiarato l’amministratore delegato della società, Doug Parker, nel 2017.

Ci sono molte cose però che American Airlines avrebbe potuto fare con tutti quei soldi. Avrebbe potuto accumulare riserve di liquidità per una crisi futura, sapendo che le compagnie aeree attraversano regolarmente periodi di alti e bassi. Avrebbe potuto risolvere in modo decisivo le sue continue controversie contrattuali con i piloti, gli assistenti di volo e gli addetti a terra. Ancora, avrebbe potuto investire in una migliore qualità del servizio data la sua storica cattiva reputazione. Ebbene, niente di ciò è stato fatto. American Airlines ha investito la maggior parte dei suoi soldi in acquisto di azioni. Dal 2014 al 2020, nel tentativo di aumentare gli utili per azione, la compagnia ha speso più di $15 miliardi per riacquistare le proprie azioni, riducendo così tutte le riserve di cassa. 

Allo stesso tempo, la compagnia aerea americana si indebitava pesantemente per finanziare l’acquisto di nuovi aerei. Già nel 2017 gli analisti avevano avvertito di un rischio di default in caso di deterioramento dell’economia, ma la compagnia aerea ha continuato a indebitarsi. Ora ha accumulato un debito di quasi $30 miliardi, quasi cinque volte l’attuale valore di mercato dell’azienda. Mai, durante i suoi anni più floridi, American Airlines ha pensato di migliorare l’esperienza di viaggio dei suoi passeggeri. Le commissioni previste per la modifica dei bilgietti sono salite a $200 per i voli nazionali e a $750 per i voli internazionali. 

Le tariffe per i bagagli, ampiamente contestate e disprezzate dai passeggeri, sono salite a $30 e $40 per il primo e il secondo bagaglio. Ovviamente queste commissioni sempre più elevate hanno fruttato miliardi di dollari per il vettore non migliorando invece la puntualità dei voli sia in partenza che in arrivo. La compagnia aerea ha invece solo pensato ad innovazioni come la rimozione degli schermi dai suoi aerei, la riduzione delle dimensioni del bagno e dei sedili.

Quello di cui si lamentano i passeggeri è dunque un continuo finanziamento di opere dirette al solo incremento di fatturato senza tenere in considerazione le reali esigenze di chi viaggia tutti i giorni per lavoro o per svago. Sulla scia dell’epidemia di coronavirus, che sta portando il caos nel settore aereo, American Airlines non ha ancora chiesto un salvataggio o almeno non in questi termini. Eppure, Il segretario al Tesoro Steven Mnuchin ha dichiarato che le compagnie aeree, inclusa America Airlines, sarebbero “in cima alla lista” per ottenere un prestito federale.

Dato che il governo americano sta valutando cosa noi, il pubblico, dovremmo fare per le compagnie aeree, dovremmo invece chiederci: cosa hanno fatto loro per noi? Sarebbe ingiusto ricorrere agli aiuti di stato per resistere alla grave crisi economica ingenerata dalla emergenza sanitaria da COVID-19 per poi tornare come prima? Prima di fornire sgravi, prestiti, agevolazioni fiscali o trasferimenti di denaro contante, dobbiamo richidere ed assicurarci che le compagnie aeree modifichino il modo in cui trattano i loro clienti e dipendenti. 

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Author: Staff
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