Tra le mille cose da fare, volando, c’è sicuramente quella del bere qualcosa di buono. E bere in volo è anche un’esperienza curiosa.
Così come pochissimi sanno che nei casinò non ci sono né orologi né finestre, altrettanto pochi sono coloro i quali sanno che il cocktail più bevuto in alta quota è il Bloody Mary.
Il perchè si voglia bere un intruglio di vodka, succo di pomodoro e salsa worcester è di natura puramente scientifica. In bassa pressione, con il livello di umidità delle cabine di volo e il rumore bianco dei motori dell’aeromobile portano a percepire, in modo diverso, i sapori.
Proprio nella somministrazione di bevande ai viaggiatori le compagnie aeree si danno battaglia.
Per i viaggiatori low budget Lufthansa compra oltre 1,8 milioni di litri di succo di pomodoro. Ma la competizione si accende per i viaggiatori che investono maggiori somme di denaro nell’esperienza di volo.
Mentre qualcuno, come visto, acquista forniture di bevande, la Cathay Pacific ha deciso di proporre una propria birra ai passeggeri dei voli di prima e business class tra Londra e Hong Kong.
Anche qui si rileva una ricerca attenta alla soddisfazione delle esigenze dei viaggiatori: la birra ha meno luppolo, ma viene aggiunta di frutta e miele. A terra avrebbe un sapore dolce, ma in volo e con la pressurizzazione dell’aereo il suo sapore cambia e si avvicina a quello ordinario.
Ma se pensiamo al vino, cosa bere?
Sicuramente si consiglia un vino corposo, maturo e molto espressivo. Non tanto per la particolare bontà del prodotto, quanto per la bassa acidità che esprimono.
I vini, infatti, così come altri prodotti, hanno un sapore diverso ad alta quota. I tannini sono più evidenti, ed il tutto appare molto più amaro di quanto sia. E a rifletterci bene, probabilmente sarebbe da sconsigliare di bere champagne o spumanti in volo.
Per chi siede verso la coda meglio fare ancora diversamente.
Qualcuno suggerisce di portare nel bagaglio a mano un po’ di essenze già mescolate e qualche semplice strumento per lavorare, in volo, al proprio cocktail.
Che sia tutto un po’ folle? Forse si.